Tra le spighe del Campidano e i pastifici dell’isola, il sistema della pasta in Sardegna racconta una storia fatta di tradizione, economia circolare e identità territoriale. Un patrimonio che oggi chiede più attenzione e consapevolezza, soprattutto da parte dei consumatori sardi.
La Sardegna, terra storicamente vocata alla produzione di grano duro, vanta una lunga tradizione nella trasformazione cerealicola, con forme di pasta tipiche come i malloreddus, i culurgiones e la fregula, che fanno parte del patrimonio culturale dell’isola.
Negli ultimi anni, accanto alla produzione artigianale, si è assistito a una rinascita del comparto con la nascita di nuovi pastifici e il rafforzamento di quelli storici.Tra le realtà più rilevanti spiccano aziende come Tanda & Spada di Thiesi, La Casa del Grano di Elmas, Sa Panada di Oschiri, e Pastificio Artigiano F.lli Cellino, che da decenni operano nel settore portando avanti una visione che unisce qualità, identità sarda e sostenibilità.
Uno degli aspetti centrali del sistema della pasta sarda è il tema della materia prima: il grano. La Sardegna produce grano duro di alta qualità, in particolare nelle zone del Medio Campidano, del Logudoro e della Nurra. Tuttavia, una buona parte del grano coltivato localmente viene venduto fuori regione, mentre molti pastifici sardi, paradossalmente, si riforniscono di grano importato.
Contro questa contraddizione si stanno muovendo diversi produttori locali e consorzi agricoli, che promuovono filiere corte e accordi di filiera per garantire l’utilizzo di grano 100% sardo. Esempi virtuosi sono il progetto “Filiera Sarda del Grano Duro” e iniziative private che puntano sull’etichettatura trasparente e sull’origine controllata della materia prima.
Sostenere la filiera corta del grano significa sostenere l’economia dell’isola, garantire un prezzo equo ai produttori agricoli, ridurre le emissioni legate al trasporto e valorizzare le peculiarità del territorio. Il grano sardo, cresciuto in condizioni climatiche particolari, ha caratteristiche nutrizionali e organolettiche di pregio, che si riflettono sulla qualità della pasta.
Consumare pasta prodotta in Sardegna, e possibilmente con grano sardo, diventa così un gesto quotidiano di responsabilità e appartenenza. È un atto politico, culturale ed economico insieme. Il sistema della pasta in Sardegna ha tutte le carte in regola per diventare un motore strategico dell’economia locale, ma ha bisogno di sostegno istituzionale, investimenti in promozione, formazione e infrastrutture logistiche. Serve anche una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini-consumatori, che troppo spesso si orientano verso prodotti industriali esterni, attratti dal prezzo più basso, ma inconsapevoli del valore che avrebbero acquistando sardo.
Il futuro della pasta sarda passa dalla terra, dall’impresa e dalla tavola. Ogni piatto di malloreddus o di fregula prodotto con grano locale è un atto d’amore verso la Sardegna. È tempo che anche i sardi se ne rendano conto e inizino a chiedere, scegliere, pretendere prodotti che raccontino davvero la loro terra.
Valeria Satta