CAGLIARI – Nuove censure, forme di controllo, pensiero unico, fascismi, veri e presunti, e il pericolo di internet come strumento in grado di monitorare oramai ogni passaggio della vita degli individui. Di questo e di altro si è parlato nella seconda giornata di Ideario22, il festival culturale della città di Cagliari in corso di svolgimento alla ex Manifattura Tabacchi. Prendendo lo spunto dal titolo di un libro scritto dal filosofo francese Alain De Benoist, il dibattito dal titolo “La nuova censura” ha voluto affrontare alcuni aspetti che si sono imposti nelle dinamiche culturali dell’Occidente, dando vita a svariati dogmi che si sono concretizzati nel ‘politicamente corretto’, nella volontà di rileggere acriticamente la storia e di riformare il linguaggio.

Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità e autore del volume “Il fascismo non esiste più”, ha affermato: “Noi ci troviamo all’interno di un sistema e regime politico che si pone, di fronte agli altri, come la ragione del mondo. Quindi, ciò che esso stabilisce è lecito, tutto il resto invece non è consentito. Se non ti comporti in quel modo, sei espulso dalla società. Infatti viene definito e considerato fascista tutto ciò che è contrario a quanto stabilito dal sistema. Il fascista, in questa logica, viene accusato di frenare il progresso. È fascista il no vax come un semplice oppositore a ciò che viene imposto dal sistema”. Secondo Borgonovo il fascismo non esiste, eppure sembra non finire mai. “È l’ombra scura che si manifesta alla vigilia di ogni scadenza elettorale, è il tema prediletto della polemica giornalistica, da anni infesta le trasmissioni televisive e le pagine dei giornali. Dal fascismo occorre prendere le distanze, ma allo stesso tempo bisogna parlarne, discuterne e indagarne i più minuti dettagli, fino allo sfinimento”.

Il peso dei social media nella nuova censura è stato al centro dell’intervento di Marcello Foa, saggista e docente di Comunicazione all’Università Cattolica di Milano: “Noi pensavamo che internet potesse essere uno strumento per elevare il livello globale delle persone, oggi non è più così perché internet ha cambiato pelle l’11 settembre del 2001. Uno strumento che un tempo era libero è diventato così uno strumento di controllo perché l’intelligence lo ha utilizzato per combattere il terrorismo islamico. L’altra strategia – ha continuato l’ex presidente della RAI – è stata “controlliamo tutto” perché così nella rete, in qualche modo, rimane impigliato anche qualche terrorista. Ogni informazione che noi inseriamo nella rete, oggi viene controllata e monitorata. Del resto, tutti sanno che Google è nata grazie alla collaborazione con il sistema di intelligence americano.  Ma lo stesso ruolo svolgono anche Facebook e Twitter che sono da considerare “i nuovi censori”.

Dino Messina, curatore del blog “La nostra storia” all’interno del sito del quotidiano “Il Corriere della Sera”, ha affrontato il tema della censura del passato e della rilettura di tutta la storia con il metro morale di oggi. Così, ha detto, si vuole cancellare tutto quello che non passa l’esame di moralità di oggi: “Io non credo in un sistema unico, o pensiero unico che governa tutto, perché viviamo in una società pluralista. Credo invece che ci siano delle stagioni storiche per cui una stagione cancella l’altra. Le fake news esistono e esistono pure quelle promosse dal basso. Ci sono anche dei falsi storici che si sono affermati attraverso la rete. Quindi internet, se non lo si sa usare in modo corretto, può essere una sentina di bugie”.

Per Corrado Ocone, editorialista, filosofo e autore del volume “Il non detto della libertà”, negli ultimi decenni è venuta una saldatura tra il potere politico, il potere ideologico e il potere economico finanziario: “È esattamente ciò che noi chiamiamo globalizzazione, saldatura tra la cultura liberal e la cultura liberista, anzi sarebbe meglio definirla “mercatista”. Ci troviamo di fronte a due perversioni di ciò che storicamente è il liberalismo. Questa saldatura ha fatto sì che si creasse la necessità di un pensiero unico su basi non politiche. La cultura liberal è essenzialmente fondata sull’ etica e sul diritto. La cultura liberista è economicista, una cultura che vuole neutralizzare a sua volta la politica attraverso i meccanismi del mercato globale. Questo determina la fine della politica. Il pensiero unico, però, è stato messo in crisi dal popolo, da chi sta nella parte bassa della scala sociale. Lo abbiamo visto con l’elezione di Trump negli Stati Uniti che ha messo in crisi questa saldatura e, quindi, il pensiero unico”.

 

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