Questa sera, al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras,  una nuova tappa del Festival tra letteratura, archeologia e arte

Dopo l’emozionante apertura di Bosa, il Festival dell’Archeologia promosso dalla Fondazione Mont’e Prama ha fatto tappa a Cabras, trasformando lo spazio antistante il Museo Civico Giovanni Marongiu in un’agorà contemporanea, dove esperienze locali e prospettive internazionali si sono incontrate attorno al tema della valorizzazione del patrimonio archeologico.

Due panel distinti, ma legati da un unico filo conduttore: raccontare il valore delle mostre come strumenti di relazione, scoperta e identità. Ad aprire la serata, introdotta dalla consueta eleganza di Ambra Pintore, sono stati i saluti istituzionali del presidente della Fondazione Mont’e PramaAnthony Muroni, e del sindaco di CabrasAndrea Abis.

«Trovarci oggi qui – ha affermato Muroni – con due cantieri attivi, tre a Tharros, altri già conclusi e progetti internazionali in corso, ci ricorda quanta strada abbiamo fatto. Quattro anni fa, quando tutto è iniziato, non avremmo mai immaginato di raggiungere risultati così significativi in breve tempo. Oggi raccogliamo i frutti di un lavoro appassionato e condiviso, grazie alle istituzioni, agli enti e soprattutto al personale della Fondazione: un gruppo compatto e determinato che sta scrivendo una pagina nuova nella storia della valorizzazione del patrimonio culturale sardo».

«A Cabras – ha aggiunto Abis – il progetto di promozione del complesso statuario di Mont’e Prama è diventato un laboratorio permanente. È un percorso appassionante, costruito giorno dopo giorno, con persone che hanno dato il massimo nel proprio ruolo. Il motto “un viaggio lungo tremila anni” non è retorica, ma una realtà quotidiana: una comunità che lavora all’unisono, con l’ambizione di esaltare il patrimonio attraverso l’ambiente e l’ambiente attraverso i beni culturali».

Il primo incontro, moderato da Nicoletta Buffon, ha visto protagonisti i curatori internazionali delle mostre dedicate ai Giganti di Mont’e Prama. Un racconto corale, che ha seguito un percorso cronologico dal 2021 a oggi.

Manfred Nawroth, del Neues Museum di Berlino, ha ricordato come la mostra tedesca sia stata la prima tappa assoluta, inaugurata subito dopo la riapertura post-Covid. «Fu un momento speciale. La mostra ebbe un successo straordinario e ci rese consapevoli dell’enorme potenziale culturale dei Giganti».

Natalia Demina, del Museo Ermitage di San Pietroburgo, ha raccontato l’esperienza russa come una sfida emozionante: «Volevamo che il pubblico conoscesse una civiltà affascinante come quella nuragica, e l’abbiamo inserita in dialogo con altre culture dell’Eurasia antica. L’allestimento è stato pensato come metafora del lavoro dell’archeologo: piccoli frammenti che compongono una grande narrazione».

Paolo Giulierini, già direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha ricordato la forte carica emotiva della mostra partenopea: «Rendere pubblica l’emozione dell’apertura delle casse, con statue che emergevano davanti agli occhi dei visitatori, è stato un gesto potente. La mostra ha messo in dialogo scultura e fotografia come linguaggi artistici paritetici».

Infine, Carme Rovira Hortalà, del Museo d’Archeologia della Catalogna, ha raccontato la mostra di Barcellona, ancora in corso: «Volevamo assolutamente portare i Giganti da noi dopo averli visti a Napoli. La Ministra alla Cultura della Catalogna ha voluto visitare l’esposizione durante la Notte dei Musei: siamo stati uno dei soli due musei scelti in tutta la regione, e questo ha generato un’attenzione mediatica enorme».

Il panel si è concluso con l’augurio che il viaggio dei Giganti continui ancora a lungo, toccando nuove tappe internazionali, ma anche rafforzando il legame profondo con la loro terra d’origine.

Nel secondo appuntamento, moderato da Ambra Pintore, si è tornati in Sardegna con le mostre ideate e curate dalla Fondazione. Anthony Muroni ha ribadito con forza uno degli obiettivi più sentiti dalla Fondazione e dal Comune di Cabras: «Entro la fine del 2025 vogliamo riportare a Cabras l’intero complesso statuario di Mont’e Prama. Non è solo un auspicio: ci sono atti concreti del Ministero che vanno in questa direzione. Siamo davvero vicini, manca solo un ultimo passaggio. E sarà una svolta straordinaria per il nostro Museo, per la comunità locale e per tutta la Sardegna».

Grande attenzione ha suscitato anche il racconto della mostra dedicata a Tharros, che sarà ospitata al Museo Diocesano Arborense di Oristano. È stato un intervento corale, con le voci di Silvia OppoLuca CheriIlaria OrriNicoletta CameddaViviana Pinna e Maria Mureddu, che hanno delineato la visione di un progetto espositivo articolato e profondo. Come ha spiegato Ilaria Orri, «Tharros è spesso ricordata per la sua necropoli, ma l’intento della mostra sarà quello di esaltare anche l’insediamento nuragico, la monumentalizzazione punica e romana, fino alla Tharros cristiana. Un percorso che attraversa secoli di storia e dialoga con l’identità mediterranea». Silvia Oppo ha messo in luce la dimensione relazionale del Museo Diocesano: «Dopo dieci anni di attività, continuiamo a operare attraverso l’ascolto, cercando di rispondere ai bisogni culturali della nostra comunità, interpretando il patrimonio in chiave contemporanea». Luca Cherinuovo direttore del Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, in merito all’esposizione dedicata a Tharros, ha sottolineato l’intenzione di creare un allestimento sobrio ma innovativo: «Vorremmo creare un’esperienza immersiva e sensoriale, con elementi archeologici e digitali a dialogare tra loro, in una mostra sostenibile e riutilizzabile, capace di viaggiare oltre la Sardegna».

Giorgio Murru, intervenendo sul progetto Sulle spalle dei Giganti, ha sottolineato il legame profondo tra Barumini, la visione scientifica di Giovanni Lilliu e l’arte contemporanea di Costantino Nivola: «In Lilliu c’è la scoperta e la consapevolezza di un’identità. In Nivola, la traduzione artistica di questa identità in un linguaggio che guarda al mondo. Con questa mostra si è voluto raccontare che la Preistoria sarda è ancora piena di futuro».

La serata è stata intervallata dall’esecuzione musicale di Federica Urracci & Alessio Sanna Acoustic Duo, che hanno offerto al pubblico un’atmosfera intima e raffinata.

Il Festival dell’Archeologia prosegue questa sera, giovedì 19 giugno, sempre a Cabras, con una serata dedicata a letteratura, archeologia e arte contemporanea.

Alle ore 20:30, negli spazi del Museo Civico Giovanni Marongiu, si comincia con Isole nella storia. Le radici della Sicilia nei romanzi storici di Francesco Grasso, con lo scrittore Francesco Grasso e l’archeologa Maria Emanuela Alberti.

A seguire, un confronto su La Carta di Ustica e sulla collaborazione tra la Fondazione Mont’e Prama e la Fondazione Sebastiano Tusa, con Anthony MuroniValeria Li VigniMassimo Cultraro e Giorgio Murru.

La serata si chiuderà con L’arte e il corpo. Toccare e non toccare, incontro con Roberta Scorranese (Fluido, Giunti) e Claudio Pescio (Paradisi Proibiti, Giunti), per una riflessione sul corpo tra arte, etica e narrazione.

Conduce Ambra Pintore, mentre l’introduzione e gli intermezzi musicali sono affidati alla cantautrice cagliaritana Chiara Effe.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.  

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