In Sardegna, ogni oggetto fatto a mano è una storia. Una storia di pazienza, di orgoglio, di radici profonde. L’anima più autentica dell’isola: quella che si intreccia tra le dita di un artigiano, prende vita sulla superficie di un tappeto, si riflette nella lama di un coltello o nella lucentezza di una ceramica dipinta a mano.
Le tradizioni millenarie sarde sono tramandate spesso in silenzio, ma con gesti precisi e carichi di significato.
Il lavoro quotidiano delle tessitrici di Mogoro e Samugheo, veri e propri pilastri del tessile isolano, dove il telaio a mano è ancora il cuore pulsante di un’economia locale che resiste e si rinnova. I coltellinai di Pattada, famosi in tutto il mondo per ‘Sa resolza’, il coltello a lama pieghevole simbolo della cultura sarda, oggi ricercato non solo dai collezionisti ma anche dai designer di tutto il mondo.
Ma l’artigianato sardo non è solo conservazione del passato, è innovazione, riscoperta e visione.
Secondo i dati ANSA del 13 marzo 2024, in Sardegna operavano 34.350 imprese artigiane, https://www.ansa.it//sito/notizie/fisco_lavoro/2024/03/13/sempre-piu-artigiani-in-sardegna-34.350-imprese-e-1-sul-2022_68e5b45a-0c56-47a5-a266-b784a422430a.html poi ridimensionate dall’Ufficio Studi di Confartigianato a 33.924, un dato che va a decrescere e deve far riflettere sulle misure da utilizzare per sostenere l’economia della tradizione sarda.
Il turismo verso la Sardegna sta cambiando e cerca l’esperienza diretta, manuale, visiva, nello stare in vigna, fare il vino, l’olio o provare ad intrecciare un cesto o tessere un tappeto.
Perché ogni tappeto annodato a mano a Nule, ogni cestino di Villaputzu, ogni filigrana forgiata ad Alghero non è solo un oggetto: è un frammento d’identità, un ponte tra passato e futuro, tra locale e globale.


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