C’è un tesoro sardo che non si cava dalla roccia, ma si raccoglie volando. È il miele. Non un miele qualsiasi: quello sardo. Quello che sa di macchia mediterranea, di vento pulito, di stagioni vere. Un miele che non si accontenta di essere dolce. È selvatico, ruvido, potente. Parla la lingua dell’isola, con parole sincere e a volte persino amare. Sì, perché tra i tanti mieli che la Sardegna offre, ce n’è uno che divide e conquista: il miele di corbezzolo, conosciuto anche come miele amaro.
Un miele raro, difficile da ottenere, figlio dell’autunno e dell’inverno, quando le api si spingono tra i boschi del Supramonte e del Sulcis per cercare i fiori del corbezzolo. Pungente, quasi medicinale al primo assaggio, poi lungo e persistente come certi vini buoni. Un sapore che non si dimentica. Ma il vero segreto è nella sua forza: il miele di corbezzolo è un concentrato di antiossidanti, un alleato per il sistema respiratorio, un tonico naturale. Una medicina che la natura sarda regala a chi ha il coraggio di gustarla fino in fondo. Eppure non è solo il corbezzolo a raccontare la verità del miele sardo.
Ci sono le note delicate dell’asfodelo, quelle robuste del cardo, il balsamico eucalipto, la lavanda selvatica che cresce nascosta tra i sentieri battuti solo dalle pecore e dai pastori. Ogni fiore è un mondo, ogni vasetto una stagione catturata, una storia condensata.
Il bello è che in Sardegna il miele non lo producono solo le aziende private, ma anche la Regione. Sì, attraverso l’ente Forestas, nei territori boschivi di sua competenza, si pratica un’apicoltura rispettosa dell’ambiente, che non insegue il profitto ma la conservazione. È come se l’isola stessa dicesse: questo è un bene comune, difendiamolo insieme.
E allora emergono nomi importanti: Apinath di Marrubiu; Agricola Mirai di Pimentel; Sa Domu de S’Abi di Camisa; Arbarèe di Simaxis; Rau di Berchidda; Apicoltura Vargiu di Ulassai; Monte Tamara di Nuxis; L’isola del miele di Gonnofanadiga e tantissimi altri produttori sparsi tra i monti e litorali sardi che continuano a fare il miele come lo facevano i loro nonni, senza trucchi né scorciatoie.
Perché il miele sardo è questo: non un condimento, ma una dichiarazione. Non solo dolcezza, ma identità. E il miele amaro ne è il manifesto. Quello che ti guarda dritto negli occhi e ti dice: questa è la Sardegna, prendere o lasciare.
Valeria Satta